Property finder, home hunter, buying agent. Sono alcuni dei termini – non a caso, data la diffusione nel mondo anglosassone e la novità invece in Italia, rigorosamente inglesi – utilizzati per definire la figura del “cacciatore di immobili”, il consulente al quale ricorre chi cerca un servizio “su misura” per acquistare o prendere in locazione una proprietà che abbia caratteristiche specifiche, in base alle proprie esigenze, senza rivolgersi ad una agenzia immobiliare “tradizionale” o impegnarsi nella ricerca tra gli annunci.
Si tratta di una professione nata negli Stati Uniti negli anni ’90 e poi diffusasi anche in Europa, dal Regno Unito alla Francia. E che in Italia sta muovendo i primi passi. L’idea è quella di un professionista – non necessariamente un agente immobiliare – che ottiene un “incarico di ricerca” da un potenziale acquirente, disposto a pagare una provvigione più alta, rispetto a quella di una normale agenzia, per farsi trovare la casa “giusta”, che risponda in pieno alle sue esigenze.
Tra i primi a intraprendere la strada del property finding in Italia è stato Luigi Benedetti, agente immobiliare attivo nella provincia di Bologna da nove anni e da sei “cacciatore di case”. «L’agente tradizionale – spiega – parte dall’immobile e cerca qualcuno interessato ad acquistarlo. Il property finder invece fa il percorso inverso: si concentra sul compratore cercando la casa che fa al caso suo. Lavora su incarico del cliente e, se la ricerca si conclude positivamente, ottiene una provvigione media del 5%, invece del 3% di un’agenzia tradizionale».
A luglio scorso Benedetti ha dato vita, insieme a due colleghi (Massmiliano Russo e Valerio Corazzzin), a DesideraRe, primo network dedicato al property finding. «Per ora siamo in sei e operiamo in cinque realtà: da Milano città alle province di Bologna, Genova e Padova – afferma -. Abbiamo fissato alcune regole base, come quella che ciascun professionista, per fornire un servizio di qualità, segua al massimo tre clienti insieme. In generale – continua – la fase cruciale è la selezione del cliente: bisogna accertarsi che sia motivato, abbia idee chiare su cosa vuole e la disponibilità economica per l’acquisto. Altrimenti si rischia un buco nell’acqua. Il nostro servizio non si rivolge solo al segmento lusso, ma anche a chi, magari, cerca la prima casa e non ha tempo per trovarla». L’incarico, di solito, dura tra 30 e 60 giorni. Il property finder, poi, provvede alle verifiche tecniche (urbanistica, catastale, condominiale) fino alla eventuale predisposizione di una proposta d’acquisto.
«Il presupposto per fare questo mestiere è avere una profonda conoscenza del mercato in cui si opera – afferma Benedetti – e sapere utilizzare tutti gli strumenti possibili per scovare la casa giusta per il cliente: agenzie immobiliari (con cui si arriva anche a dividere la provvigione), annunci, portali, imprese di costruzione, attività di marketing dirette sul territorio». Non mancano le difficoltà: «Innanzitutto – prosegue l’agente – la poca predisposizione a collaborare di colleghi e agenzie: anche se ormai, con la crisi, è difficile che ci si lasci sfuggire l’occasione di vendere. L’altro nodo è che in Italia manca un vero sistema basato sulla condivisione di annunci e incarichi».
A dare uno spaccato di come lavora un property finder fuori dai confini nazionali è Gianluca Santacatterina, ceo di Luxury&Tourism, società specializzata da dieci anni nella ricerca di immobili all’estero per la clientela italiana. «Il property finder è il sarto su misura degli investimenti immobiliari. All’estero, soprattutto in Paesi anglosassoni, è una figura riconosciuta, alla quale viene spesso corrisposto un primo compenso già al momento dell’incarico – afferma – Lavorare in città come Londra, New York o Miami è più facile che in Italia perché il mercato è trasparente e la collaborazione tra broker automatica. Attraverso partnership, inoltre, accediamo ai sistemi Mls locali, database condivisi attraverso cui si ha una visuale completa sul mercato immobiliare».
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